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GOOGLE Self-Driving può raggiungere la perfezione della lettura della realtà, ecco lo ‘stato dei lavori’, come e cosa manca


Google, con le Self-Driving ha creato un mondo virtuale che ricalca la realtà in ogni suo aspetto e con interazione macchina-reale inimmaginabili in passato. Inoltre, con Now, Street View, Project Tango, Maps Indoor, Local Android, ha ormai circondato la realtà in tre e più dimensioni, permeando la stessa, e rendendola fruibile per i robots e le macchine.

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Come ci consegna un affascinante articolo apparso su TheAtlantic, che parla ed esplica in specie come funzionano e a quali livelli si sta attestando il lavoro di Google Self-Driving, Google non solo ha sviluppato tecnologie all’avanguardia per analizzare la realtà in ogni suo aspetto, ma sta anche tentando di renderla ‘appetibile’ via virtuale, ossia controllabile anche secondo punti di vista assenti nella realtà stessa. Una sorta di percezione della realtà che passa dal virtuale per tornare reale nella nostra mente ed essere analizzata con una specie di ‘settimo senso’. In pratica, quello che Google ha fatto con il web da anni cerca di riprodurlo con la realtà.

Un miglioramento della ricerca della realtà sul web, su mobile, ma anche di analisi da dispositivi meccanici e tecnologici. Come se, e questo quello che afferma anche TheAtlantic, Google stia rendendo la realtà fruibile dai robots.

Anche se le self-driving di Google lavorano ancora a livello tradizionale, e la stessa azienda di Mountain View non ha certo la strada spianata dai governi, il progresso verso la nuova percezione del reale è piuttosto avanzato.

Ecco cosa ci dice TheAtlantic in merito:

“La chiave del successo di Google è stato che queste auto non sono costrette a lavorare un’intera scena da zero. Invece, velocizza programmando ogni strada che la vettura percorrerà. Ma non sono mappe vecchie che utilizzano”. Esse, sono mappe ultra precise, mappature del mondo fisico che esprimono al meglio come le digitalizzazioni intervengano in questa analisi. “Percorre e digitalizza tutta la strada fino ai piccoli dettagli come la posizione e l’altezza di ogni singolo marciapiede. Una normale mappa digitale avrebbe mostrato un incrocio stradale; esse avrebbero una precisione misurata in pollici”.

“Ma la “cartina” va oltre quello che ognuno di noi concepisce come mappa. Davvero, [le mappe del sito] sono tutte le informazioni geografiche che possiamo dire alla macchina in anticipo per rendere più facile il lavoro di Google self-driving”, ha spiegato Andrew Chatham, addetto alla mappatura del team di Google self-driving car.

“Diciamo anche quanto in alto sono i segnali stradali da terra, l’esatta posizione dei cordoli, così la macchina sa dove non si può guidare” . “Inoltre”, continua, “Ci piacerebbe anche includere informazioni che non si possono vedere, come i limiti di velocità implicite”.

Google sta generando in tal modo l’elaborazione di grandi quantità di dati – l’altezza dei segnali stradali, l’esatta posizione dei cordoli – al fine di rendere il mondo intelligibile, non solo dalle self-driving, ma anche per altri ‘robots’ automaticamente.

Stiamo pertanto percorrendo la “Street View 2.0”, ma ad un livello di precisione quasi inimmaginabile in passato. Ovviamente, per lavorare esattamente e in misura con l’aspetto fisico della realtà, in qualsiasi momento e da qualunque parte del mondo, Google avrebbe la necessità di ottenere informazioni anche da aziende automobilistiche, motorizzazioni, oltre che da Governi. Una completa mappatura in outsourcing richiederebbe tale disponibilità che ancora non è concepita.

Ovviamente le self-driving di Google darebbero dei benefici ulteriori con la loro precisione nella mappatura digitale delle strade e i percorsi del mondo: come la diminuzione di incidenti, la precisione dei dettagli prima di raggiungere un luogo da parte del guidatore, la possibilità di tracciare con precisione un percorso e non smarrirsi…ma Google troverà le classiche resistenze da ‘paranoia da Google’.

 



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